Protezione speciale post Decreto Cutro, il Tribunale riconosce il permesso di soggiorno

Con un’importante decisione, il Tribunale di Palermo ha riconosciuto il diritto a un permesso di soggiorno per protezione speciale a un cittadino tunisino, accogliendo il ricorso presentato dall’Avvocato Giulia Vicari.
Questo provvedimento assume particolare rilevanza nel contesto della riforma introdotta dal Decreto Cutro, D.L. 20/2023, convertito in Legge 50/2023, che ha ridisegnato i confini della protezione speciale.

Il contesto e l’impatto del Decreto Cutro

Il Decreto Cutro ha significativamente limitato le possibilità di accesso alla protezione speciale, abrogando alcune previsioni precedenti, come il riconoscimento basato su radicamenti sociali ed economici in Italia.
Tuttavia, il Tribunale di Palermo, interpretando le norme alla luce della CEDU e dei principi costituzionali, ha riaffermato che il diritto alla vita privata e familiare (art. 8 CEDU) rimane un criterio valido per il rilascio del permesso di soggiorno, anche dopo la riforma.

Riconoscimento protezione speciale: le motivazioni alla base dell’accoglimento

Nonostante il quadro normativo restrittivo, il Tribunale ha riscontrato la sussistenza di requisiti fondamentali che giustificano il rilascio del permesso per protezione speciale:

1. Integrazione Sociale ed Economica del Richiedente:

  • Il cittadino tunisino risiede in Italia dal 2023, dove ha intrapreso un percorso di integrazione significativa. Svolge regolarmente un’attività lavorativa come ceramista e ha dimostrato di disporre di un alloggio autonomo.
  • Il suo contributo lavorativo e la stabilità dimostrano l’inserimento nella comunità locale, un elemento che il Tribunale ha ritenuto meritevole di tutela.

2. Tutela della Vita Privata e Familiare:

  • Nonostante la riforma, il Tribunale ha richiamato l’articolo 8 CEDU, secondo cui ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. Questo diritto è ulteriormente tutelato dall’articolo 5, comma 6, del Testo Unico sull’Immigrazione, che richiama gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato italiano.
  • Il richiedente ha dimostrato di avere legami familiari stabili in Italia e di vivere in un contesto che favorisce il rispetto della sua dignità e personalità.

3. Assenza di Minacce alla Sicurezza Nazionale:

  • Il Tribunale ha verificato che non esistessero ragioni di ordine pubblico o sicurezza nazionale tali da giustificare l’espulsione del ricorrente.

Un precedente significativo post riforma

Questa decisione rappresenta un esempio di come i diritti costituzionali e internazionali continuino a offrire protezione alle persone migranti anche in un contesto normativo più stringente. Il Tribunale ha dimostrato che, nonostante le limitazioni imposte dal Decreto Cutro, è possibile garantire la tutela dei diritti fondamentali attraverso una lettura evolutiva e sistematica delle norme.

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