Il giudice, dopo aver esaminato il ricorso presentato dall’Avvocato Giulia Vicari, ha deciso di sospendere l’esecutività del provvedimento impugnato nei confronti di una cittadina straniera condannata dalla Corte d’Appello per il reato di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.
La donna, madre di un minore cittadino italiano, aveva richiesto il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi familiari, ma la Questura aveva respinto la domanda, considerandola socialmente pericolosa a causa del reato commesso.
Riforma della condanna e concessione della sospensione condizionale della pena
Grazie alla strategia difensiva elaborata dall’Avvocato Vicari, il giudice ha riconosciuto la parziale riforma della condanna emessa dal Tribunale di Palermo ad opera della Corte d’Appello di Palermo. Tale esito ha portato alla riduzione della pena e alla concessione della sospensione condizionale, dimostrando un giudizio prognostico favorevole sulla possibilità di non recidiva della ricorrente.
Pertanto, avendo ottenuto la sospensione condizionale della pena, non si può dedurre – nei confronti della signora – una pericolosità sociale attuale.
Valutazione dei requisiti per la sospensione cautelare
Il giudice ha inoltre riscontrato la presenza dei presupposti per la sospensione dell’esecutività del provvedimento di rigetto, tenendo conto dei seguenti elementi:
- Fumus boni iuris: la ricorrente ha documentato il suo ruolo di madre e genitore di un minore cittadino italiano e ha dimostrato un impegno concreto per integrarsi nel tessuto sociale del Paese, come l’iscrizione all’Università. Tali circostanze attestano un interesse prevalente alla protezione dell’unità familiare, garantita anche dalla normativa nazionale e internazionale.
- Periculum in mora: il rischio che la ricorrente, in mancanza della sospensione, possa essere sottoposta a un provvedimento di rimpatrio costituirebbe un grave danno per la stabilità familiare e lo sviluppo del minore. Questa prospettiva giustifica l’urgenza della tutela cautelare.
Sussistenza di gravi e circostanziate ragioni
Alla luce delle prove e delle argomentazioni esposte, il giudice ha rilevato l’esistenza di “gravi e circostanziate ragioni” richieste dalla normativa per concedere la sospensione cautelare.
Queste ragioni sottolineano l’importanza di proteggere la coesione familiare e i diritti del minore, in linea con le garanzie costituzionali e i principi derivanti dal diritto europeo.
Per questi motivi, il giudice ha ordinato la sospensione dell’esecutività del provvedimento di rigetto impugnato fino alla definizione del giudizio.
Questa decisione si pone come un atto di tutela del diritto della ricorrente a rimanere in Italia e, soprattutto, della protezione dell’interesse superiore del minore, salvaguardando la continuità dei legami familiari e l’integrazione della madre nel contesto sociale.